Dietro ad un tavolo di legno
La prima sera a Vieste, passeggiando nella via principale, tra negozietti e botteghe con prodotti tipici di ogni genere, mi sono imbattuta in un piccolo gruppo di persone disposte a ferro di cavallo, tutte prese a guardare con ammirazione ciò che avevano davanti. Ho subito pensato ad uno di quegli artisti di strada, intento a fare acrobazie o a dipingere opere d’arte. Mi avvicino facendomi largo tra la folla e scopro, con piacevole sorpresa, che si tratta di tutt’altro.
Dietro ad un tavolo di legno sporco di farina, c’era una signora, piccola di statura e con i capelli raccolti in un “tuppo”, tipica donna del sud alla quale, se parli di impastatrici o di mixer, ti guarda come se avessi detto la più grande bestialità di questo mondo. Era intenta a fare orecchiette e maccheroni: per le prime usava la “rasoia” in ottone, per i secondi il classico ferro (simile nell’aspetto ad uno spaghetto quadrato). Deve essersi accorta di me, perché la guardavo con occhi pieni di ammirazione e interesse. “Ti piace cucinare, eh?” Forse, tra appassionate del settore, c’è un linguaggio segreto che ci accomuna, ho pensato. Oppure, oltre ad essere abilissima a fare la pasta fresca, questa simpatica signora sa leggere anche nel pensiero. “È la mia più grande passione”, le ho risposto. Lei mi ha sorriso e mi ha chiesto di avvicinarmi. “Semola rimacinata di grano duro e acqua, nient’altro.” Poi, quasi come in un time lapse, mi mostra come realizzare i due formati tipici della pasta pugliese. Questi sono i regali che amo di più. Qualcuno che, senza dover chiedere, ti regala il proprio sapere e il proprio tempo. C’è sempre da imparare, anche da chi, probabilmente, la scuola l’ha vista troppo poco. Quella sera stessa, mi sono procurata ferro e rasoia. So già che, ogni qualvolta li userò, penserò a quella signora. Alle sue mani sapienti e al suo modo di fare gentile, a quando, senza saperlo, ha aggiunto un pezzo mancante al puzzle delle mie conoscenze.